Abbiamo bisogno di favole perché nella tradizione popolare c’è un rapporto tra uomo e natura che sta scomparendo: la natura si è ridotta alle passeggiate in montagna e alle foto da condividere con gli amici, non incute più rispetto e paura. Abbiamo bisogno di rompere le alienazioni e le mercificazioni che invadono la nostra vita di ogni giorno, ma anche di smettere di fare i turisti della natura. “Quando il turista della natura vuole mangiarsi un panino col prosciutto se ne va al bar e se lo compra. Ma nei dieci minuti in cui lo consuma – racconta Ascanio Celestini – non pensa al contadino e al suo “timore” nei confronti della natura. Non pensa alla pioggia, al contadino che semina il campo, al grano che cresce, viene raccolto e portato al mulino per essere macinato. Il turista della natura non pensa al fornaio che impasta la farina e sforna una pagnotta di pane...”